#101

Per sempre Vendicatore

Di Fabio Furlanetto & Carlo Monni

 

Base dei Vendicatori

 

Una giornata come tante, pensa Edwin Jarvis, fedele maggiordomo dei Vendicatori da... beh, da sempre. Le formazioni dei Vendicatori possono cambiare ma lui resta una costante nella turbolenta storia del gruppo. Il ronzio dell’ascensore lo avverte che qualcuno sta arrivando dagli hangar, forse è ora di pensare al the.

L’ascensore si ferma e ne esce Iron Man, seguito da Capitan America e Wasp che volteggia sopra le spalle dei suoi compagni nelle abituali dimensioni di insetto.

Jarvis si rivolge all’attuale leader della squadra:

-Bentornato, padron Iron Man. Suppongo che la missione abbia avuto successo.

-Un’altra avventura da cui i Vendicatori ritornano trionfanti!- scherza Wasp, atterrando sulla spalla destra di Iron Man ed aumentando le proprie dimensioni da quelle di una vespa ad una decina di centimetri.

-Non esagerare, ci siamo solo accertati che la prigione di Kang, quella che chiamano Raft, sia abbastanza sicura.- interviene Capitan America per smorzare il suo entusiasmo.

<<Molto di più, Capitano.>> prosegue Iron Man, ispezionando il piccolo dispositivo che tiene sul palmo della mano; non è più grosso di un francobollo.

<<Se ho ragione, Kang non voleva assolutamente che ce ne impadronissimo.>>

-E come fai a saperlo?- incalza Wasp.

<<Perché non è stato facile rimuoverlo dalla sua armatura, e perché è così avanzato che nemmeno io… voglio dire nemmeno il sistema operativo della mia armatura riesce a capire la sua funzione. in altre parole, non ho la più pallida idea a cosa serva.>>

-Ragione in più per essere estremamente cauti.- aggiunge Capitan America.

-Ti preoccupi troppo, Cap: Iron Man e Tony prenderanno tutte le precauzioni del caso.

<<Grazie per la fiducia, Janet. Per prima cosa...>>

Iron Man non ha il tempo di finire la frase: è appena scattato il segnale d’allarme. Wasp e Capitan America consultano le proprie communicard, mentre Iron Man riceve le informazioni direttamente all’interno del proprio casco.

-Questa non ci voleva.- borbotta Cap.

-Non c’è mai riposo per noi stanche ragazze, eh?- commenta Janet.

<<Nulla che non possiamo affrontare.>> replica Iron Man <<Mi accerto che anche gli altri abbiano ricevuto l’allarme e possiamo partire.>>

Jarvis è un essere umano e non può negare di essere curioso sulla natura dell’allarme ma preferisce non chiedere. Non è tra i doveri di un buon maggiordomo essere indiscreto sugli affari dei suoi padroni.

<<Dobbiamo andare .>> dice Iron Man e mette il dispositivo nelle mani di Jarvis <<Lo affido a te, mi raccomando. mettilo al sicuro fino al nostro ritorno.>>

-Non ci sono problemi, padron Iron Man.- risponde il fido maggiordomo, abbassando lo sguardo per osservare lo strano dispositivo che è ora tra le sue mani.

<<Riguardo cosa?>>

Jarvis rialza lo sguardo: Iron Man lo sta fissando, aspettando la risposta alla propria domanda.

-Io... chiedo scusa, devo essermi distratto.- risponde il maggiordomo con lieve imbarazzo, cercando di recuperare la propria compostezza mentre chiede:

-Suppongo che la missione abbia avuto successo.

-Un’altra avventura da cui i Vendicatori ritornano trionfanti!- scherza Wasp, atterrando sulla spalla destra di Iron Man; la sua voce si sente a malapena, ma è troppo piccola per essere vista chiaramente.

-Non esagerare, ci siamo solo accertati che Kang non abbia lasciato dietro di sé nulla di pericoloso.- interviene Capitan America per smorzare il suo entusiasmo, anche se le parole della Leggenda Vivente della Seconda Guerra Mondiale non frenano la curiosità di Iron Man.

<<Molto di più, Capitano >> prosegue Iron Man, ispezionando il piccolo dispositivo che tiene sul palmo della mano; non è più grosso di un francobollo.

<<Se ho ragione, Kang non voleva assolutamente che ce ne impadronissimo.>>

-E come fai a saperlo?- incalza Wasp.

<<Chiamala un’intuizione. Quello che è certo è che si tratta di tecnologia del futuro.>>

-Ragione in più per essere estremamente cauti.- aggiunge Capitan America.

-Ti preoccupi sempre troppo, Cap, sono certa che Giant Man prenderà tutte le precauzioni del caso.

<<Giusto per fare contento il Capitano, chiederò al signor Stark di aiutarci a...>>

Iron Man non ha il tempo di finire la frase: è appena squillato il telefono. Iron Man non perde tempo a rispondere rapidamente alla cornetta.

-Con tutti i suoi soldi, penseresti che il signor Stark si possa permettere qualcosa di più moderno; cosa siamo, negli anni Sessan... oh, scusa Cap.- dice Wasp.

-Non preoccuparti. Immagino che dovrò fare l’abitudine al fatto che vent’anni nel mio futuro sono storia antica per voi.- risponde Capitan America, ben mascherando la malinconia nella propria voce.

<<Abbiamo un’emergenza, Vendicatori: vi aggiornerò strada facendo. Jarvis, porta questo nel laboratorio di Giant Man, ci penserò io a contattare il signor Stark.>> ordina rapidamente Iron Man, porgendo il dispositivo a Jarvis.

-Senz’altro, padron Iron Man, anche se devo dire che la situazione mi pare molto familiare.-risponde il maggiordomo, provando un senso di dejà vu: non aveva già in mano qualcosa di simile?

-Immagino che le capiti spesso ogni volta che torna alla Base.

Jarvis alza lo sguardo, ed al posto di un Vendicatore in armatura si ritrova davanti un uomo di mezz’età il cui nome al momento gli sfugge.

-Che cosa?

-Ha detto che la situazione le sembra familiare; intendeva il fare visita alla Base?

-No, stavo parlando con Iron Man e... non ha importanza. Temo di aver dimenticato la sua domanda, giovanotto.

-Chiedevo una sua opinione sullo stato della Base, signor Jarvis. Sono passati quanto, cinque anni da quando ha terminato la sua onoratissima carriera?

-Direi di sì. Credo abbia fatto uno splendido lavoro; impari a godersi momenti di calma come questo, perché sono assai rari quando si è al servizio dei Vendicatori.

A riprova della veridicità dell’affermazione di Jarvis, la porta si apre proprio in questo momento facendo entrare un Vendicatore in armatura rossa e oro, seguito da un uomo di colore in costume bianco, rosso e blu.

-Iron Man, Capitan America. Abbiamo un visitatore.- nota il nuovo maggiordomo.

-Zio Jarvis, che bella sorpresa!- saluta Calabrone, ingrandendosi in un batter d’occhio dalle dimensioni di un insetto a quelle di una donna adulta, per abbracciare calorosamente l’anziano.

-Sempre un piacere, mister Jarvis.- si unisce Capitan America, stringendogli la mano.

<<Sarò in laboratorio se qualcuno ha bisogno di me.>> - dice freddamente Iron Man, proseguendo senza curarsi nemmeno della presenza di Jarvis. Si ferma solo quando Calabrone, dopo essersi nuovamente ridotta di dimensioni, fluttua di fronte al suo casco puntandogli contro il dito.

-Arno Stark! Non puoi restare lontano dai tuoi giocattoli almeno quanto basta per salutare un vecchio amico di famiglia?

<<Hai ragione, Cassandra. Bentornato, Jarvis.>>

-Padron Iron Man.

<<Fai come se fossi a casa tua. Sarò in laboratorio a studiare una tecnologia che potrebbe cambiare il corso della storia umana.>>

-Non esagerare, l’Armata di Kang non si sarebbe lasciata sfuggire nulla di simile.- interviene Capitan America per smorzare il suo entusiasmo.

<<Non ne sarei così certo, Capitano. Kang non voleva assolutamente che ce ne impadronissimo>> - osserva Iron Man, studiando il piccolo dispositivo che tiene nel palmo della mano.

-E come fai a saperlo?- incalza Calabrone.

<<Perché ben pochi oltre a me avrebbero intuito il suo potenziale.>>

-È troppo avanzato per intuirne il funzionamento.- commenta Jarvis, guadagnandosi gli sguardi perplessi dei presenti.

-Hai già visto qualcosa di simile?- chiede Capitan America.

-Credo di sì. Non ricordo esattamente quando, solo che è meglio che non entri in contatto con nessuno... o almeno credo.- risponde l’ex maggiordomo, guardandosi il palmo della mano. Non dovrebbe avere con sé qualcosa?

<<L’intelligenza artificiale della mia armatura già ha controllato il database dei Vendicatori, non c’è nulla in archivio che si avvicini lontanamente a quello che abbiamo trovato.>>

-Non farei così tanto affidamento sui computer, Iron Man. Jarvis, se hai intenzione di restare per un altro po’, perché non consulti il database? Potrebbe rinfrescarti la memoria.- suggerisce Capitan America, usando il tono di voce che solo un Capitan America può usare efficacemente.

-Se crede che possa essere d’aiuto, Capitano.

 

 

Archivio dei Vendicatori

 

Edwin Jarvis si siede di fronte all’interfaccia olografica, prendendosi il tempo necessario per acclimatarsi. Alla sua età è difficile stare al passo con le novità; disattiva i comandi vocali e si limita a sfogliare un’immagine dopo l’altra, come un costosissimo album di ritagli di giornale.

Il file su Kang è sconfinato, come si addice ad una nemesi degli Eroi Più Potenti Della Terra. Ricorda come se fosse ieri il suo primo attacco all’umanità, e giurerebbe sia passato pochissimo tempo dalla sua prima cattura all’epoca dell’assalto di Thanos... in effetti, sul momento non ricorda nulla di cosa sia successo negli ultimi vent’anni.

-Jarvis, che splendida sorpresa.- lo saluta Visione, passando attraverso la porta blindata che isola l’Archivio da eventuali intrusioni. Nonostante le calde parole, la sua voce è piatta e monotona.

-Padron Visione. In cosa posso aiutarla?

-In realtà speravo di poter essere io di assistenza.- risponde il sintezoide, sedendosi a fianco del vecchio amico.

-Non deve disturbarsi.

-Pur essendo entrambi accomunati da un attaccamento emotivo verso questo edificio, Jarvis, solo io sono giustificato a trovarmi qui nel mio tempo libero. Problemi ad abituarti alla pensione?

-Anche, sì. Ma non è quello ad impensierirmi. C’è qualcosa che non riesco a togliermi dalla mente: la tecnologia di Kang recuperata durante la battaglia.

-Non abbiamo mai avuto problemi a tenerla sotto controllo.

-Invece credo di sì, solo che nessuno riesce a ricordarselo. Visione... se le dicessi che sto vivendo in contemporanea tre eventi della storia dei Vendicatori, e che credo sia tutta una trappola di Kang?

Il sintezoide non risponde subito. I suoi occhi inespressivi fissano a lungo il maggiordomo.

-Valuterei le probabilità di demenza senile. Ma considerato che una rapida analisi della tua corteccia cerebrale non mostra danni sensibili, ti consiglierei di proseguire le indagini.

-E come? Non so nulla di tecnologia, e dagli archivi non risulta che i Vendicatori abbiano recuperato alcun dispositivo da Kang, in nessuno dei due periodi temporali.

-Sappiamo entrambi che i database sono affidabili solo quanto la persona che vi inserisce i dati. Dovresti chiedere supporto all’unica persona che può confermare la tua storia.

-Padron Stark.- annuisce Jarvis.

<<Per favore Iron Man quando sono in armatura, okay?>>

Jarvis si volta verso la voce camuffata artificialmente. Visione è sparito; l’Archivio ha cambiato completamente forma, ritornando alla configurazione che aveva vent’anni prima.

<<Che ci fai qui, Jarvis? Stavo per aggiornare il database riguardo l’ultima avventura>>

-Le consiglierei di attendere che sia finita, Padron Iron Man. Può cortesemente riunire i Vendicatori?

 

 

Base dei Vendicatori, oggi

 

Jarvis termina di raccontare la sua esperienza. Nessuno dei presenti dubita delle sue parole. Tutti hanno avuto almeno una volta esperienze di viaggi nel tempo, tutti a parte l’attuale Capitan America ma Liz Mace è abbastanza saggia da fidarsi del suo istinto. Ed il suo istinto le dice che il maggiordomo dei Vendicatori sta descrivendo esperienze reali.

<<C’è solo una cosa che non mi torna.>> commenta Iron Man <<Ricordo abbastanza bene il nostro primo scontro con Kang[i] e giurerei di non aver recuperato quel dispositivo già allora.>>

-Ma se non sbaglio, all’epoca non eri tu Iron Man. C’era un altro che poi è rimasto ucciso.- interviene Polaris.

La grande bugia che Tony ha inventato per proteggersi dalle conseguenze della cosiddetta “guerra delle armature”. Dei presenti solo Capitan America, Polaris e la Valchiria non sanno che Tony  Stark e Iron Man sono la stessa persona e lui non ha ancora nessuna intenzione di rivelarglielo.

<<Era un tipo molto scrupoloso.>> replica <<Se avesse trovato qualcosa di simile, sarebbe stata annotata nei database.>>

-A meno che non sia stato cancellato dalla memoria dei Vendicatori di allora o sia accaduto in un universo parallelo. Agli X-Men succede spesso.

-Non ne dubito, Lorna.- replica Occhio di Falco.

-Oh, basta parlare del passato!- sbotta Wasp -Io c’ero e vi posso assicurare che Kang non si è lasciato nulla alle spalle. Piuttosto parlaci dei Vendicatori. Del futuro. Chi sono? Che hanno detto di noi?

Jarvis appare decisamente imbarazzato.

-Beh . Miss Janet veramente io…

<<Basta, Jan. abbiamo abbastanza esperienza coi viaggi nel tempo da sapere che nulla di quanto potrebbe dirci Jarvis è necessariamente destinato ad avverarsi nel nostro futuro. piuttosto pensiamo a come tirarlo fuori da quest’impiccio.>>

-Qualche idea al riguardo?- chiede Quicksilver.

<<Qualcuna, sì. quest’affare emette energia tachionica che spinge la mente di Jarvis nei suoi io passati e futuri. Kang ha già usato una tecnologia simile. non sarà facile ma penso di poter…>>

 

 

Base dei Vendicatori, un oggi precedente

 

-Di poter … cosa?- chiede Giant Man mentre Jarvis sbatte gli occhi. A quanto pare, ha fatto un altro “salto”.

<<Aiutare Jarvis, ovviamente.>> precisa Iron Man.

-Che è quel che vogliamo tutti no?- commenta Wasp.

-Indubbiamente.- precisa Capitan America -Aiutare Jarvis a superare questa bizzarra situazione deve essere la nostra priorità.

-Ammetto che io sono anche curiosa di sapere qualcosa di più sul nostro futuro. Chi saranno i Vendicatori tra trent’anni… o anche tra dieci?

-Beh… Miss Wasp io non so se…

Prima che l’imbarazzato Jarvis possa continuare Capitan America interviene interrompendolo:

-Non sono affatto sicuro che sia giusto che conosciamo il nostro futuro. Potremmo venire  a sapere cose che sarebbe giusto non sapessimo sino al momento opportuno. Avere la tentazione di cambiarle magari con conseguenze imprevedibili.

-Le tue parole hanno il suono della saggezza mio amico.- aggiunge Thor.

-Ok, ok, lasciamo perdere allora.- dice alla fine Wasp -Ditemi che almeno uno di voi ha una qualche idea su cosa fare.

-Non è esattamente il mio campo.- ammette Giant Man sconsolato -Penso , però che quell’affare emetta una qualche energia che sposta il nostro Jarvis nel tempo.- si rivolge ad Iron Man -Forse il tuo capo, Stark, potrebbe inventarsi qualcosa per invertirne gli effetti.

<<Potrebbe essere un’idea. Io…>>

-Tu cosa?-

A parlare è stato Capitan America ma stavolta è afroamericano e Jarvis sa di aver fatto un altro salto temporale.

 

 

Base dei Vendicatori, un oggi ancora lontano.

 

Sono tutti seduti all’ampio tavolo con la A incisa nel centro. Jarvis li conosce bene da tanto. Almeno un paio di loro da quando erano bambine come la nuova Calabrone, ovvero Cassandra Lang o Miss Marvel, Jane Whitman, erede di ben due lignaggi di supereroi. Al loro fianco stanno: la dea norrena Sif, che occupa il posto che fu del suo consorte Thor, identica a com’era quando Jarvis l’ha conosciuta la prima volta quasi trent’anni prima, la Visione, anch’egli sempre uguale e sempre imperturbabile, la nippoamericana Jolt, meno esuberante dei tempi ormai lontani in cui iniziò la sua attività di supereroina e poi Capitan America, fiero ed impetuoso e sempre pronto a discutere con Iron Man a dimostrazione che certe cose non cambiano mai.

<<Credo di aver trovato la soluzione, mi pare ovvio.>> replica, seccamente, Arno Stark mostrando un minuscolo congegno nel palmo della sua mano destra.

-E chi ci garantisce che funzionerà?- ribatte Eli Bradley.

<<Io, non ti basta?>>

-Non sarebbe la prima volta che la tua troppa sicurezza ci mette nei guai.-

-In effetti, potrebbe essere un idea, prima di procedere, chiedere un secondo parere, magari alla Dottoressa Richards.- interviene Calabrone

<<Sciocchezze.>> taglia corto Iron Man <<Io e Hawk… il Dottor Hawkins… stiamo da tempo studiando i tachioni nel tentativo di realizzare un modello più efficiente di macchina del tempo. Sono assolutamente convinto che il congegno che ho predisposto funzionerà.>>

-Come fai ad esserne così certo?- ribatte Jolt.

<<Perché nel database non è riportato niente riguardo quel dispositivo, che, quindi, deve essere stato distrutto nel procedimento senza lasciare tracce o conseguenze.>>

-Non ti sembra una conclusione un po’ troppo azzardata?- replica Miss Marvel.

-In effetti la logica suggerisce cautela.-

<<La cautela non ci porterà da nessuna parte. è il momento di agire.>> ribatte Arno ed attiva il congegno che ha in mano.

Un attimo dopo la stanza si illumina di una luce fortissima.

L’accecante lampo di luce accompagna l’arrivo di ben quattordici persone. Le prime cinque sembrano le più confuse: Iron Man, Capitan America, Giant Man e Thor provengono dalle origini del gruppo, senza poter riconoscere gli eroi del proprio futuro... non tutti, almeno.

-Cosa diamine...chi è tutta questa gente?- si domanda Giant Man.

<<Riconosco tre super-criminali: Scarlet e Quicksilver della Confraternita dei Mutanti Malvagi ed Occhio di Falco>> risponde Iron Man.

-Ed una vil copia del prode Ercole, senza dubbio di nuovo agli ordini di Immortus![ii]

-Cerchiamo di restare calmi – interviene l’originale Capitan America; chiunque altro esiterebbe a frenare il braccio di Thor prima che quest’ultimo scagli Mjolnir contro Ercole.

-Perché interrompi la pugna, Capitano? Anche tu sei un Fantasma dello Spazio?- chiede Thor.

<<Ci hanno scoperto. Sfruttate il vantaggio sorpresa ed attaccate! > ordina l’Iron Man del futuro, rilasciando la piena potenza di raggi repulsori ed uni-raggio in faccia a Thor.

È un’azione talmente inaspettata da far piombare la stanza nel silenzio per un paio di secondi, prima che Wasp chieda:

-Sono l’unica a non aver capito cosa è successo?

Solo dopo aver parlato, Janet Van Dyne si rende conto di non essere stata l’unica a fare questa domanda: un’altra Wasp ha parlato assieme a lei, e nonostante abbia una decina di anni in più non c’è dubbio che si tratti della stessa donna.

-Questo non è affatto divertente!- esclamano entrambe all’unisono.

La Janet Van Dyne più anziana ricorda un altro confronto del genere, quando le azioni di una controparte più giovane di Kang che si faceva chiamare Centurione Scarlatto cambiarono il passato.[iii] Non deve necessariamente finire come allora.

-Ascolta…- comincia a dire ma l’altra le spara una scarica elettrica da un congegno fissato al suo polso.

Wasp perde l’equilibrio ma riesce a riprendersi appena in tempo e ritorna in assetto di volo.

-Mi ero dimenticata di quanto fossi impetuosa quando ero più giovane.- borbotta tra sé.

 

Il caos non tarda a scatenarsi. Tra chi cerca di fermare Thor e chi di fare altrettanto con l’Iron Man del futuro, chi cerca di fermare entrambi, chi incita alla calma prima di essere costretto a difendersi.

<<Qualcosa non mi quadra>> - dice Iron Man, volando verso la propria controparte futura; non riesce a raggiungerla, però, perché un’armatura familiare lo manda fuori rotta facendolo schiantare contro il muro più vicino. Non è abbastanza da fare alcun danno, ma dà l’opportunità ad un altro Iron Man di prenderlo di mira... un Iron Man con un’armatura vecchia di oltre dieci anni.

<<Meglio che tu stia a terra, amico. Non vado matto per gli imitatori>>

<<Ed io detesto le cose obsolete che mi fanno perdere tempo>> risponde Tony Stark, rialzandosi in piedi: sa che il suo io passato non starà certo ad ascoltare le sue spiegazioni. Assorbe il raggio repulsore generato dall’armatura obsoleta e si prepara a rimandarlo al mittente, potenziato di dieci volte. Esita quando vede la sua controparte futura atterrare alle spalle dell’Iron Man del passato.

<<Ottimo lavoro. Non si aspettano di trovarci in gruppi misti>> commenta Arno Stark, preparandosi ad assalire Iron Man con una scarica al plasma a distanza ravvicinata... cosa da cui una tecnologia così antica non può difendersi.

Tony Stark salva quindi la vita al proprio io più giovane scaricando tutta la propria potenza contro Arno, che colto di sorpresa crolla a terra. I due Iron Man accorrono a controllare la situazione, e ciò che vedono ha dell’incredibile: l’uomo in armatura è sostituito da un gracile umanoide, mentre il vero Iron Man riappare al suo fianco privo di sensi.

<<Il Fantasma dello Spazio!>> lo riconosce l’Iron Man del passato.

<<Uno dei Fantasmi, almeno. Dalle sue parole, ce n’è più di uno infiltrato nei Vendicatori!>>

<<Ma chi? So che non sei tu, altrimenti non mi avresti attaccato, e sai che non sono io, perché altrimenti lui non avrebbe attaccato me. Ma chiunque altro...>>

<<Potrebbe essere un Fantasma dello Spazio>>

 

Thor fissa la donna davanti a lui. In questo periodo della sua vita la sua memoria è ancora confusa e per qualche attimo fatica a riconoscerla poi esclama:

-Tu… sei Sif?

-Invero lo sono, perché ti sorprendi?- ribatte la dea -Forse non sei il vero dio del Tuono.

-O forse sei tu a non essere la valorosa dea di cui hai preso le sembianze, Fantasma dello Spazio!

-Se è così, giusto che sia il valente Ercole ad occuparsi di lui, gentile donzella.

Il Principe della Forza dà seguito alle sue parole piombando su Thor e trascinandolo lontano.

Sif di Asgard si ritrova a fronteggiare una donna dai lunghi capelli ed un fisico statuario che impugna una spada lucente.

-Brunhilde!- esclama -Vorresti affrontare una compagna asgardiana, dunque?-

-Sempre che tu sia chi dici di essere, “Mia Signora”.- ribatte la Valchiria -Iron Man ha appena detto che tra noi ci sono degli impostori e tu potresti essere una di loro.

Senza esitare si slancia contro Sif incrociando la spada con quella della dea.

Le lame cozzano l’una contro l’altra producendo scintille.

Una forza titanica spinge una spada magica contro l’altra, portando ad uno stallo. Le due dee si avvicinano l’una all’altra, senza che nessuna riesca a spezzare l’empasse.

-Da tempo che Midgard non mi forniva uno scontro degno di questo nome.- si congratula Sif.

-È un gusto che condivido.- controbatte la Valchiria, facendo un passo indietro; Sif riparte all’attacco, ed i suoi rapidi fendenti sono interrotti solo dalle sue parole:

-In cuor tuo, figlia di Odino, sai che sono io: nemmeno un Fantasma dello Spazio può replicare una divinità!

-Oh, lo so. Ma è da un’eternità che aspettavo una scusa per misurarmi con te in battaglia.- spiega la Valchiria, che dopo aver schivato la spada di Sif colpisce con forza il suolo con un calcio. La scossa è talmente forte da far tremare la stanza e sbilanciare la sua avversaria, quanto basta perché non sia preparata alla mossa successiva: un pugno allo stomaco, con tutta la forza che la Valchiria possiede.

-Su Asgard mi batteresti... forse. Ma questa è Midgard.- spiega Brunhilde, scagliando al mento di Sif un colpo definitivo che la scaraventa come un uragano dell’altra parte della Sala Riunioni.

-Ci vuole esperienza per agire come dei in un regno inferiore, e tu non ne hai quanto me.

La soddisfazione della Valchiria dura poco: solo fino a quando non nota che Sif non si è schiantata contro la parete. Ma che si trova tra le mani del Dio del Tuono.

-Vile impostore!!! Osi sollevare le tue sozze mani contro la splendida Sif!?- urla Thor, scagliando con forza Mjolnir.

Un mortale si vedrebbe passare davanti gli occhi tutta la propria vita, in un caso simile. Non c’è abbastanza tempo per ripensare a millenni di battaglie, però, e la Valchiria è messa al tappeto da un singolo colpo di una delle armi più potenti tra i Nove Regni.

Il martello termina la propria corsa inarrestabile di propria volontà, per ritornare tra le mani del proprio padrone. Non riesce a terminare il proprio viaggio, però: Ercole lo ha afferrato, e lo stringe con abbastanza forza da rallentarne pesantemente il tragitto.

-Ora basta, tonante! Non vedi che siamo vittime di un infimo raggiro?

-Vedi che sei troppo stolto, Fantasma dello Spazio, da pensare che Mjolnir possa essere tuo! Nessuna forza in tutto l’universo può impedirgli di tornare da me!

-Non intendo impedirglielo. Mi serve il passaggio.-  risponde Ercole: pur continuando a stringere la mano sull’impugnatura, non oppone più resistenza. Con l’effetto che Mjolnir torna sì verso Thor, ma portando con sé Ercole e tutto ciò che comporta ricevere un suo pugno.

 

Il frastuono e le macerie sollevate dallo schianto investono la bionda in costume rosso e blu che fluttua fino al buco nel muro che si è appena creato.

-Non è giusto! Volevo combattere io Thor!

<<Non è una frase che si sente spesso>> dice una voce modificata elettronicamente. Miss Marvel si volta per essere da una scarica di raggi repulsori a bassa potenza, sufficienti a stendere un elefante.

Lei non si sposta di un millimetro. L’unico effetto è stato spettinarla.

-L’originale Iron Man, giusto? Dall’epoca della fondazione. Non sembri troppo impressionante.

<<E tu sembri un po’ troppo giovane per essere nei Vendicatori. Sarà meglio che tu ti faccia da parte, ragazzina, se non vuoi farti del male>>

-Troppo giovane!? Ho vent’anni, ferrovecchio, Wasp era più giovane di me quando ha fondato i Vendicatori.- risponde Miss Marvel, volando verso Iron Man troppo velocemente per dargli modo di reagire. Stringe una delle sue mani: il metallo si piega sotto le dita della ragazza, scagliando scintille in tutte le direzioni. Iron Man comprende di averla sottovalutata ed usa l’altra mano per un colpo di raggi repulsori, alla massima potenza e a distanza ravvicinata.

-Inventati qualcosa di meglio, ferrovecchio.- replica sorridendo Miss Marvel, colpendo Iron Man prima con una testata e poi con un pugno che ne disattiva i sistemi d’arma.

-Lo ha fatto. Ultima chance di arrenderti.- minaccia Occhio di Falco, l’arco teso e pronto a scagliare una freccia contro la ragazza.

Miss Marvel lascia cadere a terra l’Iron Man del passato, fissando negli occhi l’arciere.

-Mister Barton?

-Ci conosciamo? Cosa sei, una versione ringiovanita di Carol Danvers? Non un clone, spero.

-Metta giù l’arco, mister Barton, non voglio farle del male. Ho appena steso Iron Man senza sforzo: non ha niente in quella faretra che possa impensierirmi.

-Sei forte, vedo. Forse anche al livello della Cosa. L’Iron Man che hai sconfitto non aveva ancora incontrato abbastanza nemici di alto calibro, ma quello che conosco io? Abbastanza da darmi una freccia che può stendere un peso massimo, ragazzina.

-Solo una? Allora non è un problema.- risponde Miss Marvel, volando a super-velocità verso l’arciere con l’intenzione di disarmarlo. Occhio di Falco è solo un essere umano: non è abbastanza veloce da prenderla di mira quando si muove così rapidamente.

Motivo per cui il suo bersaglio non è la posizione in cui si trova Miss Marvel quando rilascia la freccia, ma dove si troverà al momento giusto. Ed infatti riesce a colpirla: il suo corpo è percorso da una scarica di energia indescrivibile, ma che raggiunge il proprio effetto.

-Una sola, sì. Non mi è mai servita più di una freccia per colpire il bersaglio.- spiega Occhio di Falco al corpo privo di sensi di Miss Marvel.

 

L’Iron Man del presente sa che il proprio io passato è appena stato messo KO, ma non può occuparsene al momento: è troppo impegnato a schivare i colpi energetici emessi dalla gemma solare sulla fronte della Visione del futuro.

-Deludente, ma non inaspettato. Miss Marvel è ancora troppo avventata.- commenta con tutta calma il sintezoide, che oltre a tenere sulle corde l’eroe in armatura e a tenere sott’occhio gli altri Vendicatori si è anche reso intangibile: il metallo scagliato magneticamente da Polaris gli passa attraverso senza fare alcun danno.

-Ci stai ignorando!?- si lamenta la mutante dai capelli verdi, cercando di intrappolare Visione in una sfera creata con il metallo estratto dalle pareti. Iron Man sa benissimo che non basterà: quando Visione passa attraverso la sfera e si avvicina lo colpisce con l’uni-raggio.

<<Non è il momento di combattere tra di noi, Visione!>>

-Concordo. Tuttavia, dato che esiste una possibilità maggiore di zero che uno di voi sia un Fantasma dello Spazio, e che ho a disposizione decenni di informazioni sulle vostre tattiche...

Senza nemmeno rallentare, Visione passa prima attraverso Iron Man e poi attraverso Polaris: in entrambi i casi, aumentando la propria densità quanto basta per renderli dolorosamente privi di conoscenza.

-...è un rischio che posso facilmente evitare di correre.

 

Henry Pym è un supereroe da relativamente poco tempo in questo periodo della sua vita ma ha già avuto abbastanza esperienze con spie, alieni e viaggiatori del Tempo da non sorprendersi troppo nel trovarsi di fronte a due giovani donne che per lui sono del tutto sconosciute. Perché i Fantasmi dello Spazio avrebbero dovuto assumere il loro aspetto?

-Non voglio combattere con te, Zio Hank… sempre che tu sia davvero Zio Hank.- ribatte Calabrone.

-Conosci la mia identità segreta?- esclama Giant Man sorpreso -Chi sei?

-Spero non una tua amichetta del futuro.- replica Wasp.

In questa fase della sua vita Janet Van Dyne è particolarmente impulsiva e nasconde i suoi dolori ed insicurezze dietro una maschera di fatua leggerezza

La scarica del suo pungiglione da polso parte quasi istantaneamente dopo le sue parole.

Cassandra Lang viene sbalzata indietro e perde l’equilibrio.

-Bel colpo.- commenta riducendosi alle dimensioni dell’insetto di cui porta il nome -Avrebbe funzionato meglio se fosse stato il biopungiglione che ancora non hai… o la versione moderna del tuo che invece ho io.-

La scarica sparata da Calabrone manca Wasp, ora anche lei alle dimensioni di insetto, per un soffio.

Può non riconoscere il suo costume ma scommetterebbe che è opera di Hank. Perché ce l’ha quella ragazza che, se è davvero chi dovrebbe essere, appartiene ad un futuro vecchio di almeno 25 anni rispetto a lei? Qual è il suo legame con loro?

Janet non ha il tempo di pensarci troppo. È quasi certa che la sua avversaria non sia un Fantasma dello Spazio ma non le importa molto: vuole vincere questa sfida.

 

Un’altra Janet Van Dyne osserva la scena e non può non porsi delle domande: se quella davanti a lei è davvero lei stessa più giovane, perché non ricorda nulla di questo scontro? Qualcuno l’ha cancellato dalla memoria sua e degli altri? Il vero nemico forse ? o forse sono tutti Fantasmi dello Spazio e non c’è nulla da ricordare? Oh, al diavolo le domande, pensa mentre si rivolge ai suoi compagni Scarlet e Quicksilver:

-Che ne dite di fermarli?

Ha appena finito di parlare che Quicksilver è già scattato in mezzo ai combattenti o  forse era già lì prima che lei finisse di parlare, è sempre stato un tipo impaziente.

 

Giant Man si guarda intorno. A parte qualche trascurabile cambiamento, quella in cui si trova è indubbiamente la sala riunioni dei Vendicatori e se il calendario non mente, è a ventisette anni nel futuro, sempre che non sia un inganno dei Fantasmi dello Spazio.

La ragazza nippoamericana è una sconosciuta per lui. A quanto sembra è superveloce ma la cosa non lo impensierisce più di tanto, dopotutto ha affrontato e sconfitto il Ciclone Umano per ben due volte.[iv] Deve solo elaborare la strategia appropriata, attendere il momento giusto. Non può competere con lei in velocità, questo è certo. Ha sentito chiamarla Jolt quindi i suoi poteri potrebbero essere in qualche modo connessi con l’elettricità. Meglio considerare la possibilità  che possa sparare scariche elettriche.

Questi ragionamenti attraversano la mente di Henry Pym in poche frazioni di secondo mentre si muove verso la sua avversaria.

-Mi dispiace Dottor Pym.- la sente mormorare mentre una scarica bioelettrica parte dalla sua mano destra.

 

Con un’agilità insospettabile in uno della sua mole Henry Pym evita il colpo per un soffio poi scatta verso la sua avversaria che sfreccia via prima che possa afferrarla.

Il gigante rimane fermo a riprendere fiato mentre l’eroina nippoamericana balza da un lato all’altro della stanza, poi allunga di colpo un braccio intercettando Jolt che piomba a terra svenuta.

-Si imparano molte cose combattendo il Ciclone Umano.- dice il Pym del passato -Per esempio a calcolare la traiettoria di un velocista.

-Un misero dilettante in confronto a me.- dice una voce apparentemente dal nulla mentre una sequela di pugni a supervelocità colpisce Giant Man.

 

Cassandra Lang alias Calabrone esita un istante di troppo prima di sparare contro la versione più giovane di una donna che ammira. Ma la Wasp di un tempo che fu, per usare una frase fatta, non le ricambia la cortesia. Una scarica del suo pungiglione da polso colpisce in pieno la ragazza in costume giallo e nero.

-Eccoti sistemata, imitatrice da quattro soldi.- proclama

-Mio Dio, sembravo così irritante agli altri quanto tu lo sembri a me?

La Janet del passato conosce bene quella voce perché è la sua. Si gira di scatto per trovarsi di fronte un’altra se stessa.

-Ti credi tanto in gamba perché hai qualche anno in più?- ribatte –Beh, lo vedremo.

La Janet del passato arma il suo pungiglione da polso, quella del presente si prepara ad usare il suo biopungiglione, ma quando entrambe provano a lanciare le rispettive scariche quel che accade è nulla.

Quante sono le possibilità che l’arma della Wasp del passato si inceppi nello stesso momento in cui l’energia bioelettrica della sua controparte più anziana si esauriscono? La risposta è tutte se c’è di mezzo Scarlet.

La Wasp più matura torna a dimensioni umane e si rivolge alla compagna di squadra:

-Dovevi proprio rovinarci il divertimento?

-Questo non è un gioco Jan.- replica Wanda Maximoff -Abbiamo  di fronte un nemico subdolo che gode nel vederci combattere tra di noi.

-Aspetta un momento- interviene la Wasp più giovane -Vorresti farmi credere che tu sei una Vendicatrice? Non stavi con la Confraternita dei Mutanti Malvagi?

Scarlet sospira.

-Sarò sempre perseguitata da quel nome?- esclama –Sì, Jan, sono una Vendicatrice e tu hai votato… beh… voterai… per la mia ammissione.

-Davvero? Beh… in questo caso… ehi perché dovrei fidarmi di te? E se fossi un Fantasma dello Spazio?

-Fidati del tuo istinto, Jan, non ti tradirà.

-Uhm, conoscendomi, non ne sarei così convinta.- borbotta la Jan del presente.

-Lasciamo stare le battute e fermiamo mio fratello e Hank prima che qualcuno si faccia davvero male.

 

In mezzo al caos, tre figure in costume bianco, rosso e blu sono impegnate in un serrato scontro corpo-a-corpo. La divisa è identica per tutti e tre, così come lo scudo che usano sia per attacco che per difesa, ma sarebbe impossibile confonderli fisicamente: uno è un bianco, uno è un nero, e la terza è una donna bionda.

Steve Rogers non sa chi siano, ma gli è subito chiaro che conoscono il suo stile di combattimento: gli stanno costantemente addosso, non dandogli la possibilità di usare a dovere lo scudo.

-Non avete sentito Iron Man? Chiunque di noi potrebbe essere un Fantasma dello Spazio, compreso uno di voi!

-E vuoi usare questa scusa per farci combattere tra di noi? Bel tentativo.- risponde la donna, cercando di fargli perdere l’equilibrio. Steve riesce a restare in piedi ma non può contrattaccare, messo sulla difensiva dal nero.

-Il Fantasma sa che Rogers è l’opzione tatticamente migliore. Ho già battuto lei.- si lascia scappare il nero, guadagnandosi un’occhiata di sorpresa da parte della donna.

È solo una frazione di secondo, ma è tutto quello che serve a Steve Rogers: la colpisce con un pugno allo stomaco per farle perdere fiato, e si prepara a metterla KO con lo scudo. Steve esita soltanto un attimo per dirle:

-Scusi, signora.

Mentre lui sferra il colpo, la donna sfrutta quegli istanti di esitazione di Steve per eseguire una mossa di judo che lo mette a terra.

-Chiamami Capitano. E grazie per avermi insegnato quella mossa.

-Sapevo l’avresti usata, perché sei stata tu ad insegnarla a me.- continua il nero, che ha appoggiato il bordo dello scudo alla base del collo della donna.

Per un attimo i tre Capitan America sono in stallo: Elijah Bradley potrebbe metterla al tappeto, Liz Mace potrebbe usare lo scudo per difendersi o per colpire Steve Rogers, e quest’ultimo ha liberato il braccio quanto basta da poter lanciare lo scudo e colpirli entrambi con un rimbalzo impossibile.

Ma nessuno si muove.

-Nessuno di noi tre è un Fantasma dello Spazio, vero?- realizza Steve Rogers.

-Credo proprio di no.- ammette Liz Mace.

-In effetti, finora ne abbiamo visto soltanto uno .- conclude Elijah Bradley, voltandosi verso l’unico alieno ad aver rivelato la propria presenza.

Come se le parole dei tre Capitan America avessero dato un segnale i pochi scontri ancora in corso si fermano e tutti i Vendicatori puntano gli occhi verso l’alieno in questione che si sta rialzando in piedi con aria confusa.

 

Il Fantasma dello Spazio ha ripreso i sensi, ma è troppo debole per poter usare il proprio potere e sostituirsi ad un altro Vendicatore. L’Iron Man del futuro è ancora a terra privo di sensi, però; se solo potesse avere di nuovo accesso alla tecnologia temporale...

Prima che le mani del Fantasma dello Spazio finiscano di aprire i sigilli dell’armatura, un bastone le colpisce forzandolo ad indietreggiare per il dolore.

-Signore. Temo che lei non sia stato invitato.- lo minaccia Jarvis; nonostante sia nel proprio corpo più anziano, è chiaro che non ha alcuna paura dell’alieno.

-Tu. L’anomalia temporale che ha sventato il mio piano!

-Non c’è nessun altro Fantasma, vero? Quei dispositivi non appartenevano a Kang, li hai lasciati nel tempo in periodi in cui i Vendicatori lo avrebbero pensato.

-I tre detonatori temporali sono collegati: distruggerli assieme avrebbe dovuto far crollare questa linea temporale su se stessa. Se tu non avessi interferito, mandando fuori sincrono la detonazioni...

-I Vendicatori avrebbero trionfato comunque; non sai che chi dimentica la storia è destinato a ripeterla?

Il Fantasma dello Spazio scatta verso Jarvis, nel tentativo di avere un qualsiasi tipo di vendetta. Viene fermato dallo scudo di Capitan America che lo colpisce in piena faccia, seguito un istante dopo da un altro scudo di Capitan America che lo colpisce in piena faccia, prima di essere messo definitivamente al tappeto dal un terzo scudo di Capitan America. Inutile dire dove lo colpisce.

Jarvis sorride soddisfatto alla vista dei tre scudi che ritornano ai rispettivi proprietari, e con il bastone muove il corpo del Fantasma dello Spazio per sincerarsi sia ancora vivo.

-Anche se, devo ammetterlo, raramente le ripetizioni sono così ravvicinate.

 

 

Sala Riunioni, un oggi ancora lontano.

 

Jarvis attende pazientemente che l’Iron Man del futuro termini le sue analisi; ha un’idea abbastanza  chiara di chi si celi sotto l’armatura, ma decide che non è il suo ruolo discuterne.

<<Ecco fatto, Jarvis: i tachioni che hanno saturato le tue cellule dovrebbero decadere in particelle elementari nel giro di poche ore>> spiega Iron Man, premendo diversi tasti virtuali su una tastiera olografica proiettata dal suo avambraccio.

-Affascinante: non immaginavo che la tecnologia temporale potesse progredire così tanto nel corso di pochi anni, è ancora un campo puramente teorico.- commenta Giant Man, avvicinandosi per sbirciare le complesse formule matematiche.

-Padron Pym, non credo sia saggio studiare questa invenzione: lei stesso si è espresso molte volte contro la tentazione di cercare di scoprire troppo sul proprio futuro.- gli ricorda Jarvis.

<<Vero, specialmente riguardo invenzioni a cui contribuirà tra quindici anni>>

-Un vero peccato, sarebbe affascinante scoprire di più sul proprio futuro.- commenta Giant Man, voltandosi per osservare la giovane Wasp discutere con la propria controparte.

Nonostante gli anni che le separano ed il casco indossato da una delle due, è impossibile non notare all’istante che entrambe le donne sono Janet Van Dyne.

-Adoro quel costume! Quanto dovrò aspettare per potermene comprare uno?

-Fin troppo tempo. Non riesco a credere di essermene andata in giro conciata in quel modo.

-Hey! Non avrai qualcosa da ridire sul mio costume, vero?

-Lascia perdere. Goditi i tempi spensierati, finché durano.- risponde la Janet più adulta (lei non userebbe mai il termine “più anziana”), fissando Giant Man con malinconia. Non è da molto che ha recuperato la memoria degli ultimi dieci anni, e rivedere Hank nel periodo in cui era ancora follemente innamorata di lui è un duro colpo.

-Le cose vanno veramente così male nel futuro?- chiede la giovane Janet, visibilmente preoccupata: per un istante ha lasciato cadere la maschera della ragazzina svampita.

“Immagino che nessuno si ricordi realmente di essere stato così giovane” riflette l’altra Janet, rimettendosi la propria metaforica maschera con un ampio sorriso.

-Stai scherzando? Meglio di così non potrebbe andare!

-Certo, come potrebbero andare male le cose per la Meravigliosa Wasp? Solo mi chiedo dove sia Hank in questo futuro; non dovrebbe essere qui anche lui?

-Non dovresti essere così curiosa, lo sai vero?- chiede una donna delle dimensioni di un insetto, prima di ritornare alle proprie dimensioni normali. La prima Wasp la riconosce solo come la sua avversaria di poco prima ma la seconda ne identifica subito il costume, come una variazione di quello che Hank Pym indossa nel suo tempo.

-“Calabrone”, giusto? Non provare a dirmi che sei mia figlia, persino lei è troppo giovane per essere tua madre.- nota la prima Wasp, indicando la propria controparte che invece riconosce la nuova Vendicatrice senza troppi problemi.

-Tu sei Cassandra, vero? Sei cresciuta in fretta.

-Come fai a sapere che...

-Quando metà della gente che conosci indossa una maschera, non è difficile.- alza le spalle Wasp.

 

Le due Janet Van Dyne non sono gli unici doppioni temporali presenti. Un Iron Man sta aiutando la propria controparte passata a re-inizializzare la propria armatura.

<<Non riesco a credere di essermi lasciato battere da una ragazzina>>

<<Se tu conoscessi i suoi genitori, non ti sorprenderesti. Accidenti, usi ancora i transistor!? Non riesco a credere di aver mai lavorato con questa roba. E gradirei se tu la smettessi di cercare di accedere ai sistemi della mia armatura>>

<<Ci sono io sotto quell’elmetto, vero? Incredibile che la piastra pettorale funzioni ancora dopo tutto questo tempo, cosa non darei per studiare le migliorie che hai effettuato>>

<<Se potessi darti delle dritte sul tuo futuro, la tecnologia sarebbe l’ultima delle mie priorità>>

<<Forse allora non siamo davvero la stessa persona>>

<<Per tante cose immagino di no, non lo siamo>>

 

I tre Capitan America si sono tenuti in disparte rispetto al resto dei propri gruppi; un atteggiamento inconsueto da parte loro, forse, ma queste sono circostanze inconsuete.

-Incredibile. Quando mi sono risvegliato dall’animazione sospesa credevo che nessuno si sarebbe sentito un uomo fuori dal tempo quanto me, ma credo di essere in buona compagnia oggi .-commenta l’originale Capitan America.

-Capisco la sensazione. Questo è il mio primo viaggio nel tempo, e capisco perché tutti quanti ne parlano così male.- risponde la Capitan America donna.

-Peggiorerà soltanto.- commenta lapidariamente il Capitan America di colore.

-Ci sono risvolti positivi a vedere il futuro. Se nel 1945 avessi detto ai miei commilitoni che un giorno il costume di Capitan America sarebbe stato indossato da una donna e da un nero in meno di un secolo, mi avrebbero dato del visionario. Mi dispiace solamente che Bucky non abbia avuto la chance di vedere un futuro del genere.

Sotto le rispettive maschere, Liz Mace ed Eli Bradley si scambiano un’occhiata.

-Dovete dirmi qualcosa?- chiede Steve Rogers, notando lo strano atteggiamento dei suoi successori.

-Solo quanto siamo fieri di poterti rivedere nello splendore degli anni.- cambia argomento Eli.

 

Wanda Maximoff deve ammetterlo, sia pure con riluttanza: si sente imbarazzata. Visione è stato il suo grande amore e certe cose non si dimenticano facilmente anche quando sono finite.

-Sei sempre uguale.- gli dice.

-Sono un sintezoide, non posso invecchiare.- risponde, pacato l’androide.

-La tua solita incrollabile logica. E così sei tornato tra i Vendicatori attivi.

-Capita a tutti noi, è un ciclo che si ripete. Del resto, che altro potrei fare?  i Vendicatori fanno parte della mia vita, della sola vita che ho mai conosciuto.

Difficile capire se c’è davvero una sfumatura di tristezza nella  voce di Visione.

-Se ti chiedessi notizie di Charles e degli altri ragazzi me le daresti?- chiede Wanda.

-Non hai sentito quello che Jarvis ha detto prima? Non è mai saggio cercare di sapere qualcosa sul proprio futuro.

-Forse hai ragione. Ma mi fa piacere sapere che, per quanto le cose possano andare male, nel futuro ci sarai almeno tu.- risponde Wanda, abbracciando il vecchio amore. Il sintezoide mantiene un’espressione neutrale, ma dopo un po’ di esitazione ricambia comunque l’abbraccio.

 

Mentre i suoi compagni di squadra sono impegnati a scoprirne di più sul futuro, Quicksilver se ne sta in disparte: a braccia incrociate, la schiena contro il muro, imbronciato.

-Sempre l’anima della festa, vedo.- gli dice Occhio di Falco.

-Cosa ci facciamo ancora qui? Dovremmo tornare a casa.

-Quindi immagino tu sia l’unico a non essere interessato al futuro?

-È una cosa da mutanti: conosciamo così tanti futuri alternativi da non entusiasmarci troppo quando ne troviamo uno.- interviene Polaris, avvicinandosi ai compagni di squadra.

-Qualcosa del genere. Dopo un po’, i futuri diventano tutti uguali.- taglia corto Quicksilver.

-Luna ha ragione: sei sempre stato un vecchio brontolone, anche da giovane.- lo schernisce una donna di origini giapponesi, che Pietro ha già incontrato quando era ancora un’adolescente.

-Jolt. Ho sempre pensato fossi materiale da Vendicatori.- la saluta Occhio di Falco.

-Luna? Che cosa sai del futuro di mia figlia?- si interessa istantaneamente Quicksilver.

-Oh, sono sicura non sia troppo interessante: dopo un po’ tutti i futuri si assomigliano.- risponde la donna prima di schizzare via più rapidamente di quanto possa seguire l’occhio umano, lasciandosi dietro solo una scia di elettricità statica ed un Pietro Maximoff irritato.

-Si vede che l’hai addestrata tu, Barton.- è il suo commento prima di inseguire Jolt.

-Lo sai che troverà il modo per lamentarsi anche con te, vero?- chiede Polaris.

-Non sarebbe Pietro, se non lo facesse.

-Mi scusi, mister Barton?- chiede Miss Marvel, avvicinandosi. Nonostante la spavalderia con cui l’ha vista combattere con Iron Man, ha il tono di voce di una ragazzina che si sta facendo coraggio per chiedere l’autografo al proprio atleta preferito.

-Mi chiedevo se potesse autografarmi la freccia con cui mi ha stesa.

“Forse tutto sommato i viaggi nel tempo non sono così male”.- pensa Occhio di Falco.

 

Nessuno si è stupito nel vedersi creare subito un quartetto di immortali: gli dei sono sempre un po’ troppo elitari per i gusti dei propri compagni di squadra.

-Mi hai solamente presa di sorpresa. Un giorno avremo la possibilità di stabilire chi di noi sia la dea più abile in battaglia.- dice Sif.

-Lo vedremo, sì .-è la laconica risposta della Valchiria.

-Ah, quali fausti giorni attendono il Dio del Tuono! Due splendide e coraggiose meraviglie di Asgard non solo lotteranno per Midgard, ma lo faranno tra le fila dei potenti Vendicatori! Invero, gli standard dei mortali resteranno alti, nonostante certe scelte insensate.- dice Thor, lanciando un’occhiata ad Ercole con le proprie ultime parole.

-Lo sai, Thor, che non è necessario stuzzicare il Principe della Forza se tutto ciò che cerchi è una sana competizione. Tuttavia, oggi Ercole non infierirà su di te, giacché provieni da un’epoca in cui corri il rischio di trasformarti in un mortale... non ci sarebbe gusto nello sconfiggerti quando sei ancora così debole.

-Debole!? Frena la lingua, figlio di Zeus, prima che Mjolnir vendichi l’onore del Dio del Tuono!

-Dei.- commentano all’unisono Sif e la Valchiria, alzando gli occhi al cielo.

Muscoli capaci di spezzare i continenti si tendono, ma è la voce di un umile ed anziano servitore a far evaporare all’istante ogni tensione.

-Padron Thor?

-Jarvis, fido alleato. La tua mente è libera dalle nebbie del tempo?

<<Abbiamo un’idea su come rimandarvi tutti a casa. Ad essere precisi, Jarvis ha un’idea, io ho solo messo a disposizione i mezzi per realizzarla>> - spiega l’Iron Man del futuro.

-Padron Thor, in passato avevate il potere di viaggiare nel tempo. Se la memoria non mi inganna, nel vostro presente avete ancora questa capacità.

-Invero, Mjolnir è in grado di spezzare il velo che trascende le epoche dell’umanità.

-Detesto quando parla in quel modo.- borbotta Ercole, senza rendersi conto dell’ipocrisia.

<<La mia tecnologia può identificare il momento esatto da cui sono stati prelevati entrambi i gruppi di Vendicatori del passato, in modo da evitare di spedirvi in linee temporali parallele>>

-E cosa ne sarà del Fantasma dello Spazio?- chiede la Valchiria, indicando l’alieno attualmente legato da una pesante sbarra di ferro e bloccato da un campo di forza che gli impedisce di tornare nel Limbo.

-Abbiamo esperienza in questo genere di cose. Ci assicureremo che non abbia fatto altri danni al flusso temporale e lo imprigioneremo dove non potrà scappare.- spiega Sif; nonostante si sia tenuta incredibilmente vaga, parla pur sempre con l’autorità di una dea a cui non si può dire di no.

Thor inizia a roteare il proprio martello, sollevando un potente vento e generando particelle temporali che solo la tecnologia dell’Iron Man del futuro riesce a rilevare.

-Allora è deciso! Raggruppatevi secondo la vostra epoca di provenienza, valorosi eroi, ed il Figlio di Odino vi riporterà a...

-Davvero non cogli l’occasione di usare il grido di battaglia giusto?- lo schernisce Ercole.

-Potrei rimandarti nel passato remoto a combattere Titani e Giganti.

-Dovresti seguirmi: sarebbe una sfida migliore che combattere i deboli Giganti di Ghiaccio di cui di solito ti accontenti.

-Volete finirla voi due? - li redarguiscono all’unisono tre Capitan America.

-Sì, Capitano.- rispondono i due dei, prima che Thor aumenti vertiginosamente la velocità di rotazione di Mjolnir e gridi:

-Vendicatori Uniti!

Due tornado temporali avvolgono due squadre di Vendicatori, che svaniscono nelle nebbie del tempo.

 

 

Sala Riunioni, un oggi passato.

 

Rick Jones entra nella stanza con la massima naturalezza, come se si trovasse a casa propria; in fondo, se non fosse a proprio agio ad intrufolarsi dove non deve nonostante le misure di sicurezza, non sarebbe mai stato coinvolto nelle vite dei supereroi.

Non è strano trovare qui tutti i Vendicatori, ma è bizzarro vederli con lo sguardo fisso su uno schermo che mostra solo ed unicamente statica.

-Ehm, che succede? Mi sono perso qualcosa?

-Rick? Che cosa ci fai qui?- chiede Capitan America.

-Invero, cosa ci facciamo tutti? La mia mente è confusa.- ammette Thor.

-Non guardare me, io mi annoio sempre a morte in queste cose.- aggiunge Wasp, ridotta alle dimensioni di una vespa e seduta sulla spalla destra di Giant Man, che commenta:

-Stavamo solo ricontrollando gli archivi per essere certi di non aver dimenticato niente dopo aver analizzato la sparizione della nave di Kang.

-Kang, sì, è per parlare di lui che mi avete chiamato, non ricordi Iron Man?- chiede Rick.

<<Sì, avevo il sospetto di aver visto... non importa, mi rendo conto che non è niente. Mi dispiace di averti fatto perdere tempo, Rick>>

-Non importa. Ho visto che Jarvis sta già preparando la cena, che ne dite di approfittarne?

-Immortus.- dice Capitan America, con il tono di voce serio che solo lui può usare.

-Preferirei non invitarlo a cena.- scherza Wasp.

-No, sono certo stessimo parlando di Immortus quando... non importa, non date retta a questo vecchio soldato. Sono certo non fosse niente.

I Vendicatori lasciano la stanza, non rendendosi conto di lasciare alle proprie spalle anche un uomo che indossa un bizzarro copricapo, un mantello ed ha un pizzetto ben curato.

-Sì, meglio che non pensiate ai ricordi del futuro che non posso permettervi di mantenere .- dice Immortus, prima di sparire tra le ombre del tempo.

 

 

Sala Riunioni, oggi.

 

Il vortice temporale si è appena dissolto e nove Vendicatori si ritrovano in una sala riunioni al tempo stesso uguale e diversa da quella appena lasciata. Difficile dire il perché ma sanno tutti istintivamente che anche se il luogo è lo stesso, adesso sono di nuovo nel loro tempo.

È Capitan America la prima a rompere il silenzio:

-Beh… è stata un‘esperienza… interessante.

Wasp ride e replica:

-Se resterai nel giro abbastanza a lungo ci farai l’abitudine, vedrai. Io ho perso il conto delle volte che sono stata sballottata su e giù per il Tempo.

<<Come quasi tutti noi, Jan.>> ribatte Iron Man <<Ripensandoci, mi sarebbe piaciuto scambiare quattro chiacchiere con la mia controparte del futuro ma chissà che non ci possa essere un’altra occasione.>>

-Se non altro sappiamo che tra vent’anni ci saranno ancora i Vendicatori.- commenta Scarlet.

-Ne dubitavi, forse?- ribatte Occhio di Falco -Come direbbe Ercole: le leggende non muoiono mai.

-Ben detto amico mio!- afferma l’appena citato dio della Forza assestando una pacca sulla spalla dell’arciere.

Mentre Clint Barton tossisce fin troppo ostentatamente, è ancora Liz Mace a dire qualcosa.

-Anche la leggenda di Capitan America continuerà. Un altro ancora porterà lo scudo e non posso non chiedermi quando e come avverrà il passaggio. Lascerò volontariamente il mio ruolo oppure…

-Ti consiglio di non occupare la tua mente con simili pensieri, mia gentile donzella.- interviene Ercole -Il fiume del tempo ha molte diramazioni e non è detto che la nostra nave prenderà proprio quella che abbiamo visitato.

-Detto in altri termini…- aggiunge Polaris -… quello era solo uno dei tanti futuri possibili.

-Ma meno tetro di quelli di solito visitati dagli X-Men, devo ammetterlo.- puntualizza Quicksilver.

-Mi chiedevo…- dice improvvisamente Wasp -… perché nessuno dei Vendicatori del passato si ricordava quest’avventura. Chi o cosa  ce l’ha fatta dimenticare?-

<<Potremmo non saperlo mai, Jan.>> commenta Iron Man

In quel momento entra Jarvis.

-I signori gradiscono del the ?

-Credo sia la migliore offerta che mi hanno fatto oggi…- replica Occhio di Falco -… a parte quando quella Miss Marvel del futuro mi ha chiesto di autografarle una delle mie frecce.

-Per quanto continuerai a fare il vanesio, Barton?- interviene Quicksilver.

-Almeno finché tu continuerai a fare il musone, Pietro.

Le cose sono davvero tornate normali, pensa Jarvis.

 

 

Sala Riunioni, un oggi ancora lontano.

 

Edwin Jarvis si guarda allo specchio. Gli anni sono implacabili, e se ne rende conto anche se la sua mente è tornata lucida e non è più posseduta da quella del suo io passato.

Uno dopo l’altro i Vendicatori che non vivono alla Base se ne sono andati, impegnati a vivere le proprie vite al di fuori della propria carriera da eroe, ed è tempo per lui di fare altrettanto.

-Te ne vai già, Jarvis?- chiede Visione, passando attraverso il muro e porgendogli il bastone; nonostante gli anni, limitarsi ad usare le porte è una cosa che non gli riesce bene.

-Molto gentile, padron Visione. Credo di aver avuto abbastanza azione per oggi.

-Ed hai rivissuto periodi importanti della storia dei Vendicatori. Nostalgia? Rimpianti?

-Ho avuto il privilegio di servire uomini e donne straordinari nei loro anni più strabilianti, Visione, e di vedere questo gruppo crescere oltre la leggenda. No, nessun rimpianto.

-Allora arrivederci, Jarvis. Lo sai che per te la porta è sempre aperta.

-Grazie, Visione. In fondo, com’è il detto?- chiede retoricamente il maggiordomo che ha appena salvato il tempo, indossando un cappello fuori moda da cinquant’anni.

-“Una volta Vendicatore, per sempre Vendicatore”.

 

 

FINE

(per ora?)

 

 

NOTE DEGLI AUTORI

 

 

Che cosa potremmo dire di questo episodio? Il 101 non è un numero particolarmente significativo nella vita di una serie, ma in questo caso lo è e non solo per la storia particolare ma perché segna l’addio di Fabio Furlanetto dopo 32 episodi, due annual e uno Speciale Next.

Pare, quindi, doveroso lasciare a lui la parola.

P.S. Fabio ci mancherai. -_^

 

 

Carlo

 

Da città degli dei a regni sottomarini, da ninja a pianeti viventi, dai nazisti ai maghi, dai robot giganti ai vampiri, da Zemo al Teschio Rosso a Ultron a Kang a Thanos, in questo lungo ciclo di storie abbiamo attraversato in lungo e in largo il Marvel Universe.

A tenere assieme l’ultimo numero non poteva che essere Jarvis, unica costante nel mondo costantemente in subbuglio dei Vendicatori. Sempre presente, sempre affidabile, sempre inimitabile. In una storia visibilmente ricalcata sulla premessa dell’ultimo episodi di Star Trek: The Next Generation (cosa che ci si può permettere quando il tuo co-scrittore è un avvocato), abbiamo rivisto il passato dei Vendicatori degli esordi e ci siamo spinti nel futuro, persino un po’ più in là del futuro prossimo che abbiamo visto in Marvel IT NEXT.

Ma è solo una possibilità: cosa riserva il futuro dei Vendicatori? Non sarò più io a dirlo, lasciando la serie con questo numero (recuperando la mia quota di note, solitamente lasciate al grafomane Carlo), ma aspettatevi di rivedere i Vendicatori sulle pagine di Capitan Marvel e Destino.

Excelsior!

Fabio

 

 

Nel prossimo episodio la quarta ed ultima parte di un crossover tra le serie vendicative e quelle degli X-Men realizzato dal solito Carlo Monni con la gradita complicità di Mickey e Carmelo Mobilia.

Non mancate.

 

 

 

 



[i]               Tantissimo tempo fa su Avengers Vol. 1° #8 (Prima edizione italiana Thor, Corno, #16).

[ii]              I vendicatori si sono scontrati on un Fantasma dello Spazio che fingeva di essere Ercole su Avengers Vol. 1° #10 (Prima edizione italiana Thor, Corno, #17).

[iii]             Avvenne su Avengers Annual #2 (Prima edizione italiana Thor, Corno, #70).

[iv]             E ormai abbiamo perso il conto delle altre volte che l’ha rifatto. -_^